Percorso botanico

Lungo il tratto di mulattiera tra il Tombea e il Caplone si possono osservare moltissime piante di grande interesse scientifico, che spesso offrono anche spettacolari fioriture.

1

Malga Alvezza, punto di riferimento intermedio per l’escursione al M. Tombea. Vi si trovano gli ultimi prati da sfalcio prima della faggeta.

Questa è una delle poche malghe dove ancora si produce il “Tombea”, formaggio a media stagionatura tipico degli alpeggi locali.

2

La faggeta, una delle più belle formazioni boschive, caratteristica delle montagne alto-gardesane e vestine. Rispetto ad altre formazioni la faggeta si caratterizza per la luminosità, determinata da una copertura fogliare mai troppo compatta, oltre che dalla scarsa presenza di altre specie arboree.

Questa luminosità è più che mai valorizzata dalle straordinarie variazioni cromatiche stagionali.

3

La quasi totale assenza di sottobosco, in questa faggeta, testimonia la non remota destinazione d’uso a bosco pascolato.

4

I faggi, alberi di prima grandezza, dove crescono vicino alle pareti rupestri, finiscono per togliere luce e visibilità alla flora rupicola, facendole mancare le condizioni minime vitali.

5

Saxifraga arachnoidea: specie paleoendemica, ad areale compreso tra la val Trompia e il lago di Garda, vive esclusivamente sotto le pareti rupestri a tetto dove forma densi tappeti, sempre al riparo dalla pioggia battente e dal soleggiamento prolungato. I lunghi e sottilissimi peli che la ricoprono, la fanno sembrare avvolta da una ragnatela.

6

Physoplexis comosa: spettacolare, inconfondibile elemento della vegetazione rupicola, vive esclusivamente sulle pareti rocciose calcaree ombrose e spesso stillicidiose.

7

Rhododendron hirsutum, arbusto cespuglioso pioniere, frequente in ambiente prealpino tra 800 e 2200 m, esclusivo dei substrati carbonatici.  Lo si distingue dal più comune Rhododendron ferrugineum per i fiori rosei e le foglie cigliate sul margine, verdi su entrambe le facce e dunque con la pagina inferiore priva della caratteristica colorazione ferruginea.

8

Genista radiata: piccolo arbusto intricato, dai fiori gialli, profumati, spesso presente in dense formazioni, tra 800 e 1600 m, sulle cenge rupestri calcaree e sui prati di pendio da dove, per la sua natura di pianta pioniera, si spinge rapidamente ad invadere prati e pascoli abbandonati.

9

Primula auricula: vive sulle pareti rupestri calcaree, dalla bassa quota fino alle rupi di vetta, dove la può incontrare con una certa frequenza. La si può facilmente riconoscere per le grandi foglie verde opaco con margine biancastro, e i fiori di colore giallo vivo, portati in numero variabile dal lungo scapo.

10

Paederota bonarota: la si riconosce dalle foglie verdi lucide, opposte, e dalle piccole infiorescenze azzurre pendenti a grappolo. Vive esclusivamente lungo le fratture delle pareti rocciose calcaree e dolomitiche. Questa specie, frequente in tutta l’Italia nord-orientale, trova il limite occidentale alla sua diffusione in territorio bresciano, al confine tra la Val Trompia e la Val Sabbia.

11

Daphne petraea: piccolo suffrutice prostrato che vive sulle rupi strapiombanti tra 700 e 1800 m dove, con le minuscole foglie sempreverdi e i profumatissimi fiori rosa, forma dei cuscinetti compatti.  E’ specie endemica esclusiva dei rilievi prealpini dolomitici tra la Val Sabbia, al confine con la Val Trompia, e l’Alto Garda, dove è comunque sempre piuttosto rara o poco frequente.

12

Saxifraga tombeanensis: endemica, rarissima, vive esclusivamente nelle fessure o sulle cenge delle rupi strapiombanti tra 900 e 2300 m, nelle Prealpi Bresciane e Gardesane, e in poche altre località prealpine del Trentino meridionale e del Veneto. Sono caratteristiche le piccole foglie carnose, disposte a rosetta, che formano dei pulvini compatti a diretto contatto con la roccia, dai quali si elevano brevi fusti recanti pochi, grandi fiori bianchi.

13

Valle dei Campei, in cui scorre il torrente Proallio. Il fondovalle è interamente ricoperta dalla foresta di faggio eabete rosso, mentre sulle cenge rocciose è ancora evidente il piuno silvestre. Sullo sfondo il versante meridionale del m. Caplone, ricoperto da cespuglieti di pino mugo e da parterie a Sesleria coerulea.

14

Sesleria caerulea: la graminacea più comune sui pendii carbonatici dove costituisce estese praterie ricche di altre specie, tra cui numerose di queste endemiche prealpine.  Tra i caratteri distintivi si può evidenziare l’apice fogliare acuto che termina “a coda di vipera”

15

Carex baldensis: come la maggior parte delle ciperaceae si distingue dalle graminacee oltre che per la struttura dell’infiorescenza anche per la sezione del culmo traingolare e non cilindrica. Si tartta di una specie alpica, prevalente nelle Prealpi Meridionali ma con stazioni digiunte anche nelle P. bavaresi; vive quasi eslusivamente su dolomia, tra 800 e 2000 m.

16

Primula spectabilis: ora rinominata P. polliniana, è specie endemica dei rilievi carbonatici delle Alpi centro-orientali. Oltre che in Lombardia orientale, dove trova i suoi confini occidentali nei rilievi prealpini della val Trompia, questa primula è diffusa in Trentino A. Adige e Veneto. Vive tra 600 e 2500 m e, benché cresca anche sugli sfasciumi rupestri, è specie tipica delle praterie alpine di pendio, dove spesso si presenta in folti aggruppamenti, di grande effetto estetico.

17

Scabiosa vestina: specie endemica con areale esteso dalle Prealpi Lombarde alle Trentine, tra il m. Baldo e il m. Resegone. Si distingue da altre specie di Scabiosa per avere fusto e foglie glabre, le basali spatolate, intere, le caulinari medie e superiori divise in sottili lacinie, e un capolino terminale con tanti piccoli fiori azzurro-lillacini. Poco appariscente e relativamente poco frequente, vive nei prati aridi sassosi e fra gli sfasciumi rupestri calcarei tra 600 e 1.900 m.

18

Silene elisabethae: specie endemica delle Prealpi calcareo-dolomitiche lombarde e marginalmente anche trentine, poco diffusa e localizzata tra le Grigne e il gruppo Tombea-Tremalzo. I vistosi, grandi fiori rosso-purpurei a petali bilobati e lungo calice, ghiandoloso-vischioso, soffuso di rosso, la rendono inconfondibile e decisamente apprezzabile. Vive preferenzialmente sugli affioramenti a dolomia e negli sfasciumi rupestri tra 1400 e 2100 m.

19

Rhodothamnus chamaecistus: piccolo cespuglio legnoso dall’aspetto di rododendro, di una straordinaria bellezza, è una specie endemica Est-Alpica, rarissima in territorio lombardo, più diffusa nel Triveneto.  Sul Tombea si trova una delle pochissime stazioni presenti in territorio bresciano e alto-gardesano. Vive sulle rupi, sui ghiaioni o sui detriti calcareo-dolomitici tra 800 e 2300 m.

20

Cenge rocciose poco accessibili, tra i cepuglieti di pino mugo e le vegetazioni erbacee discontinue si scorgono, l centro della foto, alcuni pulvini fioriti di sassifraga del m.te Tombea.

21

Viola dubyana: specie endemica, distribuita nelle Prealpi tra il lago di Garda e le Grigne, frequente lungo la catena Tombea-Tremalzo. Riconoscibile per i fiori caratteristicamente blu-violetti a con macchia gialla al centro, e con stipole fogliari e foglie superiori visibilmente strette (lineari) in rapporto alla propria lunghezza. Esclusiva dei substrati sassosi calcareo-dolomitici, cresce tra 1000 e 2100 m.

22

Dryas octopetala: specie a distribuzione geografica artico-alpina,. Ha fusto legnoso strisciante, lungamente ramificato, e portamento prostrato da pianta ricopritrice degli affioramenti rocciosi e dei macereti calcarei, tra 1500 e 2500 m. Molto caratteristici i fiori bianchi e le più tardive infruttescenze.

Qui con Carex firma, una delle principali specie erbacee pioniere che con il suo tenace apparato radicale riesce ad affermarsi sulle nude rupi del pendio, tra 1600 e 2700 m, determinando gradualmente condizioni di suolo adatte per l’insediamento di specie alpine più esigenti e meno rustiche.

23

Un tratto primitivo di ghiaione, ancora attivo ed instabile, poco sotto la vetta del m. Tombea, sul quale instancabilmente alcune piante pioniere come Ranunculus thora, Sesleria caerulea e Viola dubyana, grazie al robusto e sviluppato apparato radicale, tentano di insediarsi.

24

Panorama dei prati di Rest.

Escursione floristica al monte Tombea

Il monte Tombea, (1950 m) e il contiguo monte Caplone (1976 m) delimitano a nord-ovest l’estensione del Parco Alto Garda, al confine tra Lombardia e Trentino. Il loro skyline, facilmente riconoscibile, definisce lo sfondo di uno scenario caratteristico del paesaggio prealpino e, insieme, identitario per tutto il distretto vestino.
Per l’escursione al monte Tombea qui suggerita, si seguirà il sentiero CAI che, senza richiedere particolare preparazione, permette di coniugare il piacere di una camminata di poche ore con l’osservazione di interessanti aspetti naturalistici e di fruire nel contempo della straordinaria visione panoramica del territorio bresciano e gardesano, dalla Pianura Padana alla catena alpina.
L’invito è di soffermarsi a osservare le piante e i fiori presenti lungo il percorso, qui di seguito elencati, più o meno riconoscibili o visibili a seconda del periodo di foliazione o fioritura, con l’attenzione rivolta anche alla relazione ricorrente tra determinate specie e i diversi ambienti fisici che forniscono loro condizioni spesso esclusive di habitat, che esse condividono.
La morfologia del paesaggio lungo il percorso è estremamente varia, legata alla distribuzione degli affioramenti di diverse litologie (dolomie, calcari, argilliti), appartenenti rispettivamente alle formazioni: “Dolomia Principale”, “Calcare di Zorzino” e “Argilliti di Riva di Solto”. In questo contesto, rupi e pareti rocciose si alternano ad altipiani subpianeggianti. Anche il paesaggio vegetale risulta condizionato dai substrati: sui calcari e sulle argilliti le cenosi erbacee e arboree sono generalmente omogenee, e il contenuto floristico riflette situazioni di buona disponibilità idrica. Sulle dolomie invece si osservano vegetazioni a mosaico localmente litofile e xerofile.
Il punto di partenza dell’escursione è ai prati di Rest , dove dalla strada asfaltata si stacca la strada sterrata che rapidamente sale ai primi caratteristici fienili, attraversando estesi prati periodicamente sfalciati per la produzione di fieno; si tratta di triseteti, costituiti da Trisetum flavescens e Bistorta officinalis, con Avenula pubescens, Heracleum sphondylium, Silene dioica, Cardaminopsis halleri, Geranium sylvaticum, spesso con Geranium phaeum, Dianthus hyssopifolius e Viola tricolor ai margini, mentre le superfici più inclinate e soleggiate sono caratterizzate da specie delle praterie xeriche con Euphorbia flavicoma e Linum alpinum.
Proseguendo verso Malga Alvezza si attraversano lembi di faggeta con esemplari di faggio di dimensioni ragguardevoli, alcuni di questi decisamente ultracentenari. All’interno del bosco vi si riconoscono le specie tipiche di faggeta (Adoxa moschatellina, Neottia nidus-avis, Corallorrhiza trifida, Cardamine pentaphyllos, Cardamine bulbifera, Cardamine enneaphyllos) oltre a specie che sottolineano un’elevata disponibilità idrica e di nutrienti (Impatiens noli-tangere, Senecio fuchsii, Veratrum album, Chaerophyllum villarsii e Saxifraga rotundifolia). La specie che più sembra caratterizzare queste comunità è Cardamine enneaphyllos, spesso presente in folte popolazioni.
All’interno di questi boschi, lungo gli affioramenti rocciosi si osservano comunità proprie dei ripari sottoroccia con Saxifraga arachnoidea, una specie endemica prealpina, poco frequente e diffusa soltanto dalla Val Sabbia all’Alto Garda, che presenta gli esili fusti e i piccoli fiori giallastri, tutti densamente ricoperti da lunghi peli sottili, così da sembrare avvolti da ragnatele.
Proseguendo per il sentiero più diretto che porta verso il Dosso delle Saette e la Cima Tombea, non dovrebbero passare inosservati alcuni vecchi faggi, veri e propri monumenti vegetali, ai quali le ingiurie del tempo hanno conferito le forme più stravaganti e contorte.
Qui i boschi a Fagus sylvatica, privi del substrato arbustivo, conservano ancora la memoria di boschi pascolati, appaiono frammentati e sono spesso intercalati a prati-pascoli. Le formazioni forestali sono costituite da faggete aperte, dove il faggio non di rado è accompagnato dall’abete rosso (Picea abies) e dal maggiociondolo (Laburnum alpinum). Le specie erbacee presenti sono: Sesleria caerulea, Euphorbia amygdaloides, Helleborus niger, Helleborus viridis, Carex digitata, Luzula nivea e Buphthalmum salicifolium.
Sui pendii più inclinati le faggete sono interrotte da praterie a Sesleria caerulea, nelle quali si ritrovano Carex austroalpina, Primula spectabilis, Horminum pyrenaicum, Carex baldensis, Knautia velutina, Erica carnea, Carex humilis.
Le bastionate rocciose, che spesso, almeno nella loro parte basale, sono nascoste dalla faggeta, sono occupate da formazioni a Pinus mugo e da aggruppamenti litofili rupicoli dove si rinvengono anche casmofite, cioè specie che vivono a diretto contatto con la roccia, spesso lungo le fessure di pareti strapiombanti, alcune relativamente comuni e frequenti, come Potentilla caulescens, Campanula carnica, Silene saxifraga, Valeriana saxatilis, Paederota bonarota e Primula auricula, altre rare ed endemiche come Daphne petraea e Moehringia glaucovirens, tutte comunque adattate a condizioni estreme di sopravvivenza.
Tra le specie litofile del monte Tombea non si può tralasciare la rara Saxifraga tombeanensis, specie endemica in Lista Rossa a rischio di estinzione (endangered) e soggetta a protezione speciale, esclusiva delle pareti strapiombanti poco soleggiate sempre difficilmente accessibili, che, pur se presente in poche altre località prealpine Gardesane e Trentine, qui è stata denominata e descritta.
Alla base delle pareti rupestri, i primi tratti di pendio sono frequentemente occupati da arbusti esclusivi dei substrati calcarei, come Rhododendron hirsutum, dai grandi fiori rosei, e Genista radiata, dai fusti ramosissimi e dai piccoli, numerosi fiori gialli, profumati.
I seslerieti ricoprono i versanti più ripidi sino a Cima Tombea. Aspetti particolari delle praterie prealpine si osservano sotto il Dosso delle Saette, in corrispondenza di argilliti e calcari, che danno luogo a suoli profondi con buona ritenzione idrica. In queste situazioni risulta favorita Molinia arundinacea accompagnata da Festuca gr. ovina, Plantago atrata e Carex montana. Nei tratti subpianeggianti con suoli ad orizzonte argilloso più profondo (Malga Tombea), queste praterie seminaturali sono sostituite da prati-pascoli a Poa alpina e Deschampsia caespitosa, che una folta e spettacolare presenza di Ranunculus lanuginosus, colora intensamente di giallo.
Sulle pietraie aride e poco inerbite del versante meridionale si incontrano frequentemente altre endemiche, come Viola dubyana e Galium baldense, spesso mescolate ad Aster bellidiastrum, Gentiana clusii, Anthyllis vulneraria subsp. baldensis, Centaurea nervosa, Biscutella laevigata, Daphne striata, Ranunculus thora, Helianthemum nummularium ed Helianthemum alpestre.
Sul crinale di vetta e su parte del versante settentrionale di Cima Tombea, dove affiora il substrato roccioso, sono presenti praterie a Carex firma con copertura discontinua, nelle quali si possono riconoscere Sesleria sphaerocephala, una minuscola graminacea dalle spighette biancastre, Ranunculus bilobus, Rhodothamnus chamaecistus, Silene elisabethae, Scabiosa vestina, tutte specie a vario titolo, endemiche e di rara bellezza, oltre a Dryas octopetala e Arctostaphylos alpinus, specie glaciali artico-alpine delle tundre, Crepis kerneri e Saxifraga caesia, nonché Pulsatilla alpina subsp. austroalpina e Cerastium carinthiacum subsp. austroalpinum, particolarmente localizzate e diffuse nelle Prealpi Bresciane e Gardesane.
Nelle zone meno inclinate su suoli più profondi, la copertura del manto erboso diviene continua e le specie litofile vengono sostituite da specie distribuite su suoli più profondi e ricchi di humus come Festuca quadriflora e Homogyne alpina.
Arrivati in vetta, non resta che contemplare lo straordinario panorama, magari cercando anche di cogliere con lo sguardo la varietà, ma anche la bellezza, del mosaico di vegetazione rappresentato dalle diverse formazioni forestali che si alternano ai pascoli e ai prati da sfalcio che nel percorso di escursione si sono attraversati, dove gli interventi antropici sembrano bene armonizzarsi con il paesaggio naturale.

Per assicurarsi la possibilità di osservare il maggior numero delle specie floristiche fin qui nominate, da Malga Tombea si consiglia, in alternativa, di scendere per la mulattiera che porta a Bocca di Cablone e quindi alla loc. Pilaster, poco prima della quale, prestando attenzione alle frecce segnaletiche, si deve imboccare la strada sterrata per Malga Alvezza e da qui scendere ai Prati di Rest per il tratto di strada già percorso in salita.

Translate »
error: Content is protected !!