Percorso patrimoniale 3 – “Alla ricerca del nascondiglio del brigante Zanzanù nella Valle del Droanello”

Percorso breve – Partenza: Loc. Lignago – lago di Valvestino (508 m) Arrivo: Cùel di Zanzanù (650 m) Dislivello: circa 150 m Tempo di percorrenza: 1 h (solo andata) Difficoltà: E (Escursionistico) Percorrenza: Solo Trekking Note: sentiero non segnalato (è indicato solo l’inizio da pannello); fare attenzione nell’attraversamento del torrente.

Punto di partenza del nostro itinerario è loc. Lignago, sul lago di Valvestino appena prima del secondo ponte giungendo da Gargnano. Qui è posta la targa che indica la posizione del vecchio confine tra Italia e Austria-Ungheria. È possibile lasciare il mezzo in uno spiazzo alla sinistra della strada dove è presente una bacheca. Appena prima del ponte, si imbocca la strada sterrata che porta nella Valle del Droanello. La percorriamo in salita lasciando prima a sinistra un’altra sterrata, che si abbassa verso il lago, poi a destra sempre un’altra sterrata, quando la strada spiana, che conduce in loc. Lignago prima e a Costa poi.

Per un buon tratto, procediamo in falsopiano fino ad un ponticello chiuso al transito (quella che avvistiamo è un’opera idraulica di derivazione dell’acqua). Poco oltre, un bel cartello indica l’inizio del sentiero (mezz’ora circa) per il cùel di Zanzanù.

Le montagne bresciane, talora di difficile accesso ed impervie, hanno rappresentato nei secoli un rifugio ideale per banditi e briganti.

Giovanni Beatrice, detto Zuan Zanon e in seguito Zanzanù, nacque nel 1576 a Gargnano. La sua figura cominciò ad emergere all’inizio del ‘600, in seguito a una spietata faida fra famiglie rivali. Rapine, estorsioni, sequestri e omicidi disseminarono la sua esistenza. Tali vicende lo portarono ad essere “bandito” dalla società, a nascondersi e fecero porre su di lui ricche taglie.

Visse a lungo nel selvaggio entroterra gardesano, che conosceva molto bene.

Nell’agosto del 1617, a causa del rapimento di Giovanni Cavaliere colpevole di non aver versato quanto lui richiesto dai briganti, i tignalesi armati iniziarono l’inseguimento dei banditi. Zanzanù e i suoi complici furono così costretti a fuggire nei boschi e Cavaliere riuscì a scappare mettendosi in salvo. Gli inseguitori ebbero la meglio e gli abitanti di Tignale commissionarono al pittore Giovanni Andrea Bertanza un dipinto che narrasse l’uccisione del brigante, quadro che venne poi donato al santuario di Montecastello, tramandando così ai posteri la storia di Zanzanù e trasformandola in leggenda. Nell’entroterra gardesano numerosi sono i covi del brigante di cui si conserva il ricordo. Il vero rifugio, così almeno un tempo raccontavano con sicurezza gli abitanti di Cadria, sarebbe però il “Cùel di Zanzanù” o “Covolo del Martelletto” che andremo a scoprire con questo itinerario.

Attraversiamo quindi il torrente e seguiamo la traccia di sentiero che si alza nel bosco.

Giungiamo ad un bivio presso un prato con “giàl” (aia carbonile, piazzuola usata in tempi passati per la produzione del carbone), dopo circa 10 minuti di cammino, presso il quale si tiene la destra e in una quindicina di minuti arriviamo all’anfratto.

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Il lago di Valvestino.

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L’insegna che ricorda il vecchio confine fra l’Italia e l’Impero Austro-Ungarico posta a lato della strada che costeggia il lago di Valvestino in loc. Lignago.

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La sterrata che porta a Costa di Gargnano che non seguiamo procedendo dritti.

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Il bel pannello che segnala l’imbocco del sentiero che porta alla grotta del bandito Zanzanù

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